Basato su una sceneggiatura del 1939 bloccata dalla censura, e ora largamente riscritta, Il sapore del riso al tè verde (1952) tocca un tema tipico di Ozu come la questione del matrimonio combinato, raccontando con sottile humour la crisi coniugale fra una moglie snob, di buona famiglia, e un marito (Saburi Shin) più semplice e saggio (il riso al tè verde, che piace al marito, è un piatto frugale). La prospettiva di una separazione per un trasferimento all’estero per lavoro innesta la riconciliazione.
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Bio del regista
Ozu Yasujiro.
Nato a Tokyo nel 1903, e ritenuto con Mizoguchi Kenji e Kurosawa Akira uno dei più importanti registi del cinema giapponese, Ozu Yasujiro ne ha segnato con la sua opera le tappe principali, dagli anni del muto a quelli del colore, arrivando sino alle soglie della modernità. La sua grande influenza sul cinema contemporaneo è stata, fra l’altro, attestata dagli omaggi che al suo lavoro hanno attribuito registi come il tedesco Wim Wenders e il cinese Hou Hsiao-hsien. Progressivamente il cinema di Ozu venne a focalizzarsi intorno a un unico e grande tema, quello della famiglia, con particolare attenzione al rapporto tra genitori e figli. Estraneo a un approccio di tipo sociologico, il regista fece soprattutto dei sentimenti materni, paterni e filiali l’oggetto d’attenzione principale dei suoi film, riuscendo a dar loro una connotazione che, liberatasi da ogni particolarismo, rende conto della loro universalità. Ed è per questo che, pur essendo le sue storie ancorate ai costumi e alle tradizioni del suo Paese (in patria è ancora oggi ritenuto «il più giapponese dei registi giapponesi»), i suoi film riescono davvero a parlare a tutti, coinvolgendo gli spettatori delle culture più diverse.
- Dello stesso regista
Biografia
Progressivamente il cinema di Ozu venne a focalizzarsi intorno a un unico e grande tema, quello della famiglia, con particolare attenzione al rapporto tra genitori e figli: il regista fece soprattutto dei sentimenti materni, paterni e filiali l’oggetto d’attenzione principale dei suoi film, riuscendo a dar loro una connotazione che rende conto della loro universalità.